Eccoci arrivati alla seconda ed ultima parte dello speciale dedicato alla mitica
Apogee Software. Dopo le due mini recensioni dell'articolo precedente vi propongo altri tre titolo tra i più rappresentativi della
software house texana. Di carne al fuoco c'è ne molta quindi non mi pare il caso di dilungarmi oltre se non per ricordarvi di correre in
edicola per accaparrarvi l'ultimo numero di Re.BIT da cui questo speciale è tratto.
Buona lettura ...
Bio Menace (1993)
Prima di dar vita alla nuova avventura del suo personaggio di punta,
Apogee decide di lanciare sulla scena un nuovo eroe tutto muscoli e testosterone. Sto parlando di
Snake Logan, protagonista indiscusso di
Bio Manace di cui mi appresto a parlarvi.
La città di
Metro City è stata invasa da un’orda di mutanti e
Snake, impavido agente della CIA, viene inviato a bordo di un aereo a perlustrare la zona. Durante la ricognizione però, l’aereo precipita ed il nostro eroe si trova, armato solamente del suo fido mitragliatore, ad affrontare orde di mutanti assetati di sangue.
Oltre ad affrontare nemici, raccogliere
bonus e potenziamenti per il suo arsenale,
Snake sarà chiamato a liberare i numerosi ostaggi imprigionati negli edifici che incontrerà durante le sue esplorazioni. La possibilità di entrare negli edifici che amplia notevolmente l’estensione dei livelli è una delle maggiori novità rispetto ai titoli precedenti a cui si aggiungono la possibilità di utilizzare un’arma secondaria, nello specifico granate e mine, e la necessità di selezionare l’arma ed il momento adatti per abbattere alcuni nemici.
La grafica purtroppo è ancora a soli sedici colori, benché l’uso del motore sviluppato da
id Software per il suo
Commander Keen doni al titolo una fluidità superiore ai giochi di cui vi ho parlato nelle recensioni precedenti. Non passano inosservate le animazioni splatter che accompagnano le morti dei nemici e del protagonista stesso, che viene letteralmente ridotto ad uno scheletro che crolla mestamente al suolo (un po’ come succede a
Dirk in
Dragon’s Lair). Dal punto di vista sonoro nulla da aggiungere a quanto già detto per il titolo precedente; sottolineo però la comparsa del mitico jingle che, a partire da questo titolo, introdurrà il logo
Apogee (anch’esso rinnovato).
Due "simpatici" momenti di gioco!!!
Vi lascio con l’ormai consueta chicca: inizialmente il titolo del gioco avrebbe dovuto essere
Bio Hazard che, come la maggior parte di voi saprà, è il nome giapponese di Resident Evil… chissà come si sarebbe mossa la
Capcom nel caso in cui il titolo del gioco non fosse stato cambiato in dirittura d’arrivo!
L’ennesimo platform della casa texana non introduce molto di più rispetto ai titoli precedenti ma, come sempre, sa farsi apprezzare per la sua eccellente giocabilità. Giocando al titolo non si può che ammirare l’estrema cura con cui l’Apogee confezionava i suoi titoli ed il grandissimo dono che faceva ogni volta agli appassionati rilasciando un episodio in modo completamente gratuito. Il voto finale è penalizzato dalla mancanza del supporto VGA che nel 1993 iniziava ad essere indispensabile per attrarre i giocatori… fortunatamente anche quest’ultimo muro stava per essere infranto…
Duke Nukem II (1993)
Prima di prendere il suo posto nell’olimpo degli FPS di prima generazione (quelli pseudo tridimensionali, giusto per intenderci)
Duke Nukem si concede un’ultima scorribanda nel mondo delle piattaforme e, vi annuncio fin da ora, lo fa dando sfoggio della sua classe immensa.
Il gioco inizia poco dopo la sconfitta del malvagio
Dr. Proton.
Duke è diventato un eroe amato ed osannato. Mentre è ospite di una trasmissione televisiva per presentare la sua autobiografia, “Perché sono così grande”, il Duca viene catturato da un raggio luminoso che lo porta a bordo dell’astronave dei
Rigelatin, malvagi alieni intenzionati a conquistare il mondo. Il loro piano, a dire il vero un po’ bislacco, è quello di estrarre le conoscenze dal cervello di
Duke ed utilizzarle per definire il loro piano di attacco. Al nostro eroe restano due possibilità: essere trasformato in uno zombi dal tremendo “succhia cervello” (
EncephaloSucker, in inglese è tutta un’altra cosa) o utilizzare la bomba impiantata in uno dei suoi molari per liberarsi e prendere a calci nel sedere i mollicci alieni. Ovviamente saranno botte da orbi!!!
Mai più senza!!!!
I due anni trascorsi dal capitolo precedente si fanno vedere e sentire fin dalla prima partita. La grafica fa finalmente sfoggio dei 256 colori della VGA proponendo fondali colorati, ricchi di dettagli e in alcuni casi finemente animati (vedi gli alieni imprigionati nel primo livello, che cercano di afferrarvi attraverso le sbarre delle loro celle). Anche gli
sprite hanno subito un deciso
restyling presentandosi più grandi, meglio animati e definiti. Discorso analogo per le esplosioni, vera e propria orgia di colori. Il sonoro si arricchisce con il supporto della
Sound Blaster, che accompagna alle ottime musiche sintetizzate (il buon
Bobby Price dimostra di saperci veramente fare con i suoi arrangiamenti di pezzi di
Alice Cooper e dei
Megadeth) roboanti effetti sonori campionati (non siamo ai livelli di pulizia del suono dell’Amiga, ma il rombo delle esplosioni farà vibrare di piacere il vostro impianto audio). Il sistema di controllo è preso a piè pari dei giochi precedenti anche se in questa nuova avventura
Duke può abbassarsi, direzionare lo sparo verso l’alto e verso il basso ed esibirsi in acrobatici salti mortali.
Duke blasta che è un piacere!!!
Duke Nukem II è un platform esplorativo con una forte componente distruttiva. Non mancano quindi armi micidiali con cui annichilire i “simpatici”
Rigelatin. All’arma di base, che spara colpi
laser, si affiancano
laser potenziati che colpiscono tutti i nemici sulla strada del proiettile, devastanti lanciarazzi ed incendiari lanciafiamme che possono essere utilizzati anche per spiccare salti più alti dirigendo lo sparo verso il basso.
Per il resto, nel
gameplay poco è cambiato: si esplora, si spara, si raccolgono bonus ed armamenti, si affrontano boss e si cerca di arrivare indenni alla fine del livello. Insomma, ci sono tutti gli elementi classici del genere che non faranno rimpiangere ai bistrattati utenti PC titoli come
Turrican,
Leander e
Wolfchild che grande successo avevano riscosso sugli altri sistemi a 16 bit (
console ed
home computer). In perfetto stile
Turrican,
Duke in alcuni livelli si metterà al comando di uno shuttle, regalandoci piacevoli intermezzi
shoot’em up.
L’unico appunto che mi sento di muovere al gioco è lo scrolling “a blocchi” che, come negli altri giochi qui recensiti, abbassa leggermente la valutazione sulla realizzazione grafica nel complesso. Si tratta di un peccato veniale, ma qualcosa di più si poteva effettivamente fare.
Duke Nukem, prima di regalarsi una nuova dimensione, delizia l’utenza PC con uno strepitoso platform game tutto blastaggio ed esplorazione. La nuova veste grafica e sonora del titolo, unita al collaudato gameplay, confezionano un gioco imperdibile che deve assolutamente essere giocato da chi si ritiene appassionato di retrogaming. Purtroppo permane il “problema” dello scrolling un po’ scattoso ma, diciamocelo chiaramente, poter conoscere da vicino uno dei personaggi più ganassa della storia dei videogame compensa completamente questo difetto di programmazione. Consigliato senza riserve!!!
Major Stryker (1993)
Come vi ho accennato nell’introduzione, buona parte del successo di
Apogee, oltre che alla sua politica di distribuzione, è da imputare alla sua scelta di coprire nicchie di mercato fino ad allora trascurate nel panorama videoludico PC. Oltre ai platform game di cui vi ho portato interessanti esempi nei paragrafi precedenti, la casa texana ebbe il merito di sviluppare alcuni
shoot’em up di buon livello. Mi pare quindi appropriato chiudere questo speciale parlandovi di
Major Stryker buon sparatutto a scorrimento verticale rilasciato all’inizio del 1993.
Il maggiore
Harrison Stryker è un eroe della terza guerra mondiale a cui sono affidate le speranze della Terra, minacciata da un’invasione da parte dei malvagi alieni
Kreton. L’impavido pilota, a bordo della sua astronave, decide quindi di attraversare il varco galattico usato dagli stessi alieni per raggiungere la Terra, arrivare al loro sistema natale e poi distruggerlo prima che il loro piano giunga a compimento.
Più facile a dirsi che a farsi, visto che tutto questo si tradurrà nel mettere a ferro e fuoco tre diversi pianeti (
Lava,
Artic e
Desert) allo scopo di annichilire le forze d’attacco nemiche. Ogni pianeta è caratterizzato da diverse ambientazioni che faranno da sfondo alle vostre battaglie a base di tonnellate di nemici, fissi (come le torrette) ed in movimento, che cercheranno in ogni modo di annullare il vostro tentativo di scompaginare i piani alieni. Attraversando i livelli sarà possibile potenziare la vostra astronave recuperando appositi
power-up che andranno dall’incremento della forza di fuoco a vite aggiuntive passando per le
smart bomb e l’aumento della velocità… insomma tutti i classici del genere a cui non potevano mancare gli amati/odiati
boss di fine livello che vi faranno sudare le proverbiali sette camicie per conquistare l’accesso alla missione successiva. Ogni qualvolta la vostra navicella sarà colpita, l’armamento tornerà al livello base, modalità nella quale un singolo colpo sarà fatale.
Al termine di ogni livello il vostro punteggio (eh sì, a quei tempi c’era ancora il punteggio per valutare la nostra
performance) sarà incrementato proporzionalmente alla percentuale di nemici blastati ed al numero di ostaggi salvati (sì, ci sono anche gli ostaggi da salvare!!).
Nonostante i soli 16 colori la grafica è notevole ed il parallasse è una gioia per gli occhi (lo so nelle immagini non si vede ... fidatevi!!)
Graficamente il gioco, come potrete notare dalle immagini, appare un po’ datato visto che giunti nell’anno del Signore 1993 la VGA era ormai diventata
standard per la realizzazione dei videogame. A prima vista la scelta dell’
Apogee può sembrare alquanto bizzarra, ma i pregiudizi crolleranno immediatamente una volta visto il gioco in movimento. La grande confidenza con lo
standard EGA permise ad
Apogee di sfornare un gioco con uno
scrolling fluido a tre livelli di parallasse e con decine di oggetti in movimento sullo schermo (anche di contorno) che non fanno affatto rimpiangere un numero di colori superiore. Anche il sonoro, grazie al supporto
AdLib e
Sound Blaster, unito al talento di
Bobby Price, è di tutto rispetto… a dire il vero gli effetti sonori sono un po’ “mosci”, ma la perfezione è divina, non certamente texana.
Insomma, meglio qualche colore in meno ma un comparto tecnico e sonoro di qualità rispetto ad un gioco bello privo di queste caratteristiche altrettanto importanti. Quella che avete appena letto è una piccola polemica sulla versione di
Xenon 2 per PC: un gran bel gioco (per carità!), ma l’audio
PC Speaker e la mancanza degli sfondi parallattici (osannati su Amiga) fanno restare un po’ di amaro in bocca.
Bene… con questa recensione si conclude la mia cavalcata sulla via dei miei ricordi legati alla casa texana. Vi lascio al commento sul gioco per poi concludere lo speciale con alcune considerazioni finali…
Major Stryker è senza dubbio uno dei più rappresentativi shoot’em up dei primi anni ’90, almeno per quanto riguarda il panorama PC. Come gioco non introduce nulla di nuovo al genere ma riesce inconfutabilmente a riabilitare una tipologia di giochi che sulle piattaforme MS-DOS ha faticato per anni a trovare un parametro di riferimento. Nel mio cuore di videogiocatore rimarranno sempre Xenon II e Major Stryker, che mi hanno regalato interminabili ore di divertimento e tonnellate di maledizioni tutte le volte che la mia astronave veniva abbattuta. Xenon II lo potete giocare praticamente su ogni sistema a 16-bit (e probabilmente troverete anche di meglio) ma le avventure di Harrison Stryker le potrete vivere solo su PC, quindi smettetela di leggere questa rivista e correte a provare questo fantastico titolo!!! Cosa fate, state ancora leggendo???
Conclusioni
Wow… eccoci giunti alla fine di questo articolone che mi ha permesso di rivivere alcuni dei migliori momenti (in termini videoludici!!) della mia giovinezza, quando i capelli ornavano la mia testa , il tempo libero era abbondante e l’unico problema era quello dell’interrogazione del giorno dopo (a dire il vero nel 1993 andavo già all’università ma questo è un dettaglio!).
L’
Apogee Software è stata una delle case che ha segnato, a mio avviso, un’epoca per noi videogiocatori PC. Le sue intuizioni dimostrarono che su PC si poteva giocare anche a titoli non troppo seriosi e contribuirono, nel loro piccolo, a sviluppare le tecnologie che posero le basi del nascente
Internet. Mi ricordo le serate passate a scaricare con il
modem i numerosi giochi rilasciati come
shareware, imprecando quanto mia madre alzava il telefono interrompendo il
download (mi sovvengono anche i suoi improperi quando arrivava la bolletta o quando tenevo occupato il telefono per delle mezz’ore… ma anche questo è un dettaglio!).
Per il resto che dire, la casa texana portò sugli schermi dei PC titoli che, benché non proprio all’avanguardia tecnologica, erano comunque dei veri e propri must per questa piattaforma. E non dimentichiamoci la creazione di una delle icone videoludiche più importanti degli ultimi decenni… in fondo se ancora oggi si spendono tante parole su
Duke Nukem Forever un motivo ci dovrà pur essere, no?
PS: I giochi di cui vi ho parlato, più tutti gli altri della
softeca Apogee/3D Realms, sono scaricabili (alcuni nella sola versione shareware, altri in versione completa rilasciata come freeware) dal
sito ufficiale della casa; se a questo aggiungiamo che questi funzionano perfettamente utilizzando il
DosBox, beh… non avete proprio nessuna scusa per non farci almeno una partita. Non ve ne pentirete, parola di
retrogamer.