martedì 29 novembre 2011

Print
Hans Ruedi Giger è un pittore e scultore svizzero noto ai più per la creazione, in collaborazione anche con il nostro Carlo Rambaldi, della creatura xenomorfa protagonista del film Alien (opera che gli valse, nel 1980, l'Oscar per i migliori effetti speciali). Un simile talento visionario non poteva ovviamente restare indifferente al fenomeno dei videogame che, all'inizio degli anni '90, si stavano affermando come vera e propria forma d'arte. A fornire al maestro la possibilità di esprimersi nel tumultuoso universo videoludico ci pensa la Cyberdreams, piccolo publisher californiano che, nella sua seppur breve vita, seppe confezionare giochi di tutto rispetto. Il loro primo titolo è appunto Dark Seed sviluppato e pubblicato per PC/MS-DOS ormai cinque lustri or sono. Il gioco pesca a piene mani dal repertorio di H. R. Giger regalandoci un mondo fatto di spaventose creature e delle ambientazioni tecno-organiche tanto care all'artista svizzero (avete presente la base terrestre su LV-246 "riarredata" dagli aciduli Aliens?).

Dark Seed narra le vicende di Mike Dawson (versione digitale di uno degli sceneggiatori) un giovane e promettente scrittore di fantascienza che, per ritrovare l'ispirazione, decide di comprarsi una deliziosa villetta in stile vittoriano nella ridente e tranquilla cittadina di Woodland Hills (California). Il gioco inizia che il protagonista preda di un terribile incubo in cui si vede impiantare nel cranio embrione alieno (e se il buon giorno si vede dal mattino .... stiamo messi bene!!). Svegliatosi in un bagno di sudore con un forte mal di testa, Mike, dopo una corroborante doccia, inizia ad esplorare la magione ed i suoi dintorni per capire se la sua esperienza onirica non fosse in qualche modo collegata alla realtà. Il persistente mal di testa, le continue allucinazioni e il ritrovamento nella villa di un misterioso specchio, in grado di mettere in contatto il nostro mondo con una dimensione oscura, fanno concludere al nostro eroe che forse sotto c'è qualcosa in più di un semplice sogno. Mike si troverà quindi suo malgrado costretto a salvare la dimensione oscura da un'antica razza aliena che, attraverso la larva iniettata nel suo cranio, si prepara a conquistare anche il nostro mondo. Ad aiutare l'improvvisato salvatore dei due mondi ci penserà la "custode della pergamena", misteriosa creatura dalla fattezze femminili che, dal regno oscuro, apparirà di tanto in tanto per guidarlo nella sua missione.

 
L'avventura non inizia bene e potrebbe finir ancor peggio

Dark Seed si presenta come una classica avventura punta-e-clicca in cui, con l'aiuto del fido mouse (se siete masochisti è possibile affidarsi anche a  joystick o tastiera), muoveremo il protagonista attraverso le diverse ambientazioni che compongono il gioco (sono ben 75 per sfruttare al massimo i disegni forniti Giger) per raccattare indizi, oggetti e risolvere enigmi di complessità variabile. A prima vista un'avventura classica che cerca di scostarsi dalla massa, in quegli anni gli adventure uscivano come funghi, grazie alla trama adulta ed al suo fondamento narrativo per i tempi innovativo. Dopo tante avventure in cui erano l'umorismo, i vari capolavori LucasFilm/LucasArts, o i buoni sentimenti smielati all'eccesso, il ciclo di King Quest, ecco arrivare un titolo che affronta temi da grandi degnamente supportati da una grafica cruda e d'effetto (da questo punto di vista la digitalizzazione da una bella mano). Stesso discorso per la trama che pescando a piene mani dalla letteratura horrorifica sa fornire un'esperienza degna di un romanzo di Lovecraft ... universi paralleli, dimensioni alternative, misteriose ed antiche razza aliene sono alla base dell'opera dello scrittore americano. Dark Seed, insieme ad Alone in the Dark uscito guarda caso lo stesso anno, aprono la via dei survival horror, genere che di li a poco si sarebbe rivelato uno dei più sfruttati (ed inflazionati).

 
La "bella" musa che vi accompagnerà nel viaggio ed un simpatico alieno del mondo oscuro

Graficamente il titolo fa bella mostra degli artwork forniti dal disegnatore svizzero anche grazie all'utilizzo dell'alta risoluzione (640x480x16) che,  nonostante il calo cromatico, dona un'ottima definizione che rende giustizia ai disegno originali. La palette, limitata a soli sedici colori, è ottimamente sfruttata e sa ben rendere il contrasto tra la nostra dimensione, solare e vivace, ed il mondo oscuro, grigio ed opprimente. Purtroppo, come mostrano le immagini, la sezione in basso dello schermo è occupato dalla finestra di dialogo mentre buona parte della porzione superiore è occupata di una vistosa cornice ... se la prima è necessaria per ricevere informazioni dal gioco, la seconda è totalmente inutile ed ha il grande demerito di rubare spazio all'ottima grafica. Buono anche il sonoro con ottimi motivi e effetti sonori campionati azzeccati, compresi alcuni spezzoni di parlato ... slurp ... la Sound Blaster rulla di brutto.

A questo punto vi starete chiedendo se Dark Seed è l'avventura perfetta. Purtroppo no, anzi è affetta da alcuni difetti che ne minano in parte la bontà. Prima di tutto l'animazione del personaggio lenta e legnosa ... passi per la non fluidità dei movimenti ma la lentezza con cui si muove il protagonista sullo schermo, diventa irritante in un gioco in cui sono necessari lunghi viaggi tra una dimensione e l'altra per completare l'avventura (meno male che con il DosBox è possibile dare un'accelerata!!!). Anche gli enigmi di per se non sono il massimo visto che nella maggior parte dei casi si tratta di utilizzare l'oggetto giusto al posto giusto senza doversi spremere più di tanto ... la vera difficoltà sta piuttosto nel recuperare un oggetto affogato tra i pixel dello scenario ... insomma il pixel hunting la fa da padrone.

 
La villa di Mike mi ricorda un po' l'oscuro maniero di Derceto - Giocando ci si aspetta di veder spuntare Ripley da dietro un angolo per far strage di alieni

Inoltre, il gioco si articola lungo tre giornate (se non ce la si fa a finire il gioco in tempo l'uovo nel nostro cranio si schiude con le drammatiche conseguenze che si possono immaginare) il che impone un limite di tempo in cui le varie azioni debbono essere compiute. Questo genera un'estrema linearità, ogni cosa deve essere fatta al momento giusto, e soprattutto un bel po' si salva e ricarica perché è sufficiente sgarrare qualcosa per essere costretti a ricominciare. Ad esempio, fattasi una certa ora Mike si addormenta (narcolessia?): se ci si trova fuori casa ci perdono tutti gli oggetti e ci si ritrova in prigione, se ci si trova nel mondo oscuro su muore e se ci si trova a casa ... beh ... si dorme ma la partita è compromessa. Insomma, un altro stratagemma per aumentare artificiosamente la durata del titolo senza dare nulla al gioco in quanto tale.

Concludendo, prima di passare al video in cui vi guido lungo la prima giornata fino all'accesso al mondo oscuro, mi sento di affermare che Dark Seed è un adventure discreto che non mancherà di eccitare la fantasia di molti giocatori amanti di questo genere. La trama adulta e l'apporto grafico di un grande artista sono sicuramente un fattore di interesse. Sfortunatamente, gli sceneggiatori della Cyberdreams ai tempi non lessero il saggio "Why adventure games suck" del grande Ron Gilbert compiendo tutta una serie di errori che minano il valore complessivo del titolo. Comunque da giocare armati di una buona dose di pazienza.

A presto ...


5 commenti:

  1. Bell'articolo Tex!

    No possedendo all'epoca il PC non ho mai avuto il piacere di giocare questo titolo, pur essendo un grande fan della saga di Alien e dell'atmosfera opprimente capace di trasmettere!

    Correggimi se sbaglio: mi sembra sia uscita anche una versione per Amiga...me lo confermi?

    RispondiElimina
  2. Si Si ... è uscito anche per Amiga. Non ho avuto modo di provarlo però a giudicare dagli screenshot mi pare che sia sostanzialmente identico. Ovviamente la musica sarà più belle :o)

    RispondiElimina
  3. ottima retro-recensione!!
    solo un appunto: è "Giger", non "GiNger"... :)

    http://en.wikipedia.org/wiki/H._R._Giger

    RispondiElimina
  4. Grazie Boso ... hai perfettamente ragione ... il bello è che l'ho sempre chiamato così ... non avevo neppure letto la pagina su Wikipedia ...

    Ti ringrazio molto ...

    RispondiElimina
  5. Ovviamente la sezione audio sarà più bella...
    Ne dubitavi???

    :) :)

    RispondiElimina